MASCHERE

Purtroppo ci sei cascato di nuovo.

Anche se ti eri messo in guardia, anche se avevi detto di aver preso tutte le precauzioni possibili, eccolo là, di nuovo dentro quel tunnel.

Per me che ti guardo da distante, certo è molto più facile vederlo, me ne rendo conto sicuramente molto prima di quanto possa rendertene conto tu, ma nonostante questo, se smetti di prestare attenzione a quello che ti consiglia la tua mente, a tutti i pensieri che ti si affastellano di fronte agli occhi, e che, ovviamente, ti impediscono di vedere la realtà, ti accorgerai che hai compiuto un’altra volta quel tradimento: hai indossato una maschera.

Non ti biasimo, sia chiaro, chi sono io per farlo, per giudicarti? E d’altronde si sa chi dovrebbe scagliare la prima pietra e io non sono proprio in quella condizione.
Ma vorrei solo osservare, osservarti e mostrarti quanto ti chiudi quando indossi una maschera, quanto fatichi a vedere la realtà che ti circonda e ti convinci di cose che in realtà non sono altro che ulteriori e infiniti punti di domanda, perché da dietro una maschera non puoi avere risposte, solo domande.
Stavolta è la maschera del bravo padre, di chi sente la necessità di difendersi dal senso di colpa che ogni padre sente nei confronti dei figli (prima di imparare ad andare oltre) e ti ci sei difeso con il buon senso, con i valori quelli veri, quelli sani, accusando tuo figlio di essere rotto, bacato, in qualche modo prodotto con un difetto di fabbrica, perché certo tu non puoi ammettere che le sue difficoltà siano le tue difficoltà, che lui sia solo uno specchio che ti permette di vedere ciò che non vuoi vedere di te.
Ma, ripeto, non ti biasimo, so quante lacrime vuole nascondere quella maschera, so quali espressioni di dolore si nascondono dietro di essa.
So che ne hai bisogno.
Tienila, fin che vuoi, ma ricordati che è sempre, solo una maschera, che l’aria pura, per quanto possa essere fredda è al di là di questa maschera…

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