Darsi il permesso

Darsi il permesso

Quante volte abbiamo sentito dire che il peggior nemico di noi stessi siamo proprio noi?
Bella frase, ad effetto, da giocarsi nelle situazioni in cui vogliamo darci un tono intellettuale o da esperti di psicologia.
Ma è vera? E in che senso possiamo dire che sia vera?
Di fronte a me ho una persona (un ragazzo o una ragazza, come molto spesso mi capita nel mio lavoro), dice di avere dei problemi, espone la sua situazione e spesso lo fa con l’aria stanca e rassegnata di chi le ha già viste tutte, di chi le ha già provate tutte e si rende benissimo conto del fatto che non c’è via d’uscita al proprio problema, che non c’è niente da fare, che l’unica cosa rimasta da fare (e spesso è proprio quello che esplicitamente o implicitamente mi chiede come professionista) sia imparare ad accettare e a convivere con quel problema.

Che certo non smette di far male, che certo non smette di interrogare la persona, ma che, è inevitabile, può solamente essere sopportato. Se fosse solo lievemente diverso, se fosse il problema che ha quell’amico o quell’amica, beh allora sarebbe tutto diverso perché quei tipi di problemi, quegli “altri” tipi di problema, diversi dal mio, i problemi degli altri, ah beh quelli sì che sono risolvibili, ma il mio…

E poi cerchi di fargli capire come, in realtà, in fondo, la gravità del suo problema dipende dal punto di vista, dal fatto che è il mio, che è molto vicino, così vicino da offuscare l’intero orizzonte visivo (mentale), che è una questione di prospettiva, che dipende prima di tutto dal cambio dell’atteggiamento nei confronti del problema, che può essere osservato come opportunità piuttosto che come vicolo cieco e che tutto dipende dal darsi la possibilità di pensare che il problema possa essere risolto, che c’è una via d’uscita che si chiama: concedersi.
Concedersi per un solo intensissimo istante, con tutto se stessi, di pensare che non sia definitivo, che potrebbe esistere un modo di vivere che vada oltre il problema stesso, che, anche solo per un istante, anche solo dentro la testa (almeno all’inizio, anche solo dentro la testa) esista una “versione” evoluta di me in cui sono fuori da quel problema.
Un istante piccolissimo è meraviglioso, in cui, finalmente, di nuovo, mi sento libero, creativo, mi sento forte, sento le mie emozioni intonare lodi all’esistenza, mi sento volare, mi sento come quando ero bambino, quando credevo che bastasse solo la mia parola o la mia volontà per cambiare il mondo, in cui credevo che una piccola coccola potesse veramente far passare il male (e infatti, puntualmente, così accadeva).
Un momento così totale e perfetto, così indimenticabile che comincia a far veramente pensare che il cambiamento sia realmente già in atto.
Permettersi per una volta soltanto di credere, questo è l’inizio di ogni cambiamento, di ogni realizzazione e di ogni successo. Ma se non lo faccio io, da solo, allora è proprio vero che sono io il peggiore nemico di me stesso…
1 commento
  1. cristian giannini
    cristian giannini dice:

    Grazie di cuore per questo bellissimo articolo..anzi ancor di più per la scelta di questo tema..c’ è una frase che più o meno recita ‘sono belli i piedi di chi porta una bella notizia’..così metaforicamente le parole sono come quei piedi..aldilà del loro significato è ancor più prezioso il messaggio portato.
    Darsi il permesso è come vedere,intuire le cose già come se si fossero realizzate ed aiuta anche a svelare a noi stessi eventuali blocchi inconsci che ne potrebbero ostacolare la realizzazione .
    Darsi il permesso è divenire reali,calmare le tempeste interiori e navigare in un mare accogliente.. è dare agli altri e alla vita la possibilità….ma ancora più importante è dare a Dio il permesso di entrare..e secondo me aldilà di tutti i tentativi riusciti o non riusciti nella vita non saremo mai dei ‘falliti’ perchè figli di un Dio che ci ha voluto(questo vale molto di più di ogni traguardo raggiungibile ed irragiungibile!)..il resto è davvero ben poca cosa a confronto.
    un caro saluto a tutti!

    Rispondi

Lascia un Commento

Vuoi partecipare alla discussione?
Sentitevi liberi di contribuire!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *