Aiuto! Ma anche WhatsApp può creare stress e ansia?

WhatsApp (così come le altre applicazioni di messaggistica) è istantaneo, efficiente, efficace e, aspetto non di poco conto, è gratuito. E’ sempre più usato, a volte non riusciamo a farne a meno e non c’è dubbio che sia in grado di accorciare i tempi e le distanze. Siamo davvero sicuri, però, di trarne solo i benefici e che non ci sia anche il rischio che possa condizionare in negativo la nostra vita quotidiana?

I nuovi dispositivi di comunicazione, grazie anche alla connessione internet sempre presente, ci mettono costantemente in contatto con gli altri e sono progettati appositamente per essere sempre a portata di mano, quasi che fossero una nostra appendice, e questo non vale solo per gli adolescenti.

La nuova comunicazione istantanea può comportare anche dei rischi, ad esempio può mettere ansia. Infatti un uso irrazionale (o come mezzo di controllo sugli altri ) di WhatsApp può creare stress e ansia e causare diversi problemi a livello personale e nei rapporti sociali.

Il discorso può essere molto lungo e articolato (problemi di privacy, cyberbullismo, comunicazione fraintesa, grande consumo di tempo, distrazione continua,  gestione dei gruppi, …), ma mi limito a toccare pochi aspetti dei possibili rischi.

Conosco molte persone, di varie età, che utilizzano questo strumento con enorme ansia; qualcuno proprio per questo motivo ha smesso di usarlo. Un solo e semplice esempio di questa ansia? L’ansia da notifica di lettura.

Appena si invia un messaggio con WhatsApp ci aspettiamo che l’altro risponda istantaneamente, come se fosse disponibile a comunicare con noi in qualsiasi ora del giorno (e spesso della notte). E’ ovvio che il destinatario non può rispondere sempre con la rapidità pretesa ma succede spesso, soprattutto se siamo tendenzialmente ansiosi, che se la risposta non arriva subito lo interpretiamo come  segnale che ci sia qualcosa che non va. Ovviamente non tutti hanno la medesima reazione di fronte alla notifica di conferma di lettura ma, quando è vissuta male, le reazioni possono comportare sfumature di tristezza, di rabbia o di ansia più o meno intense. Non tutti infatti riescono tranquillamente ad attendere che arrivi il messaggio di risposta, ma c’è chi si preoccupa (con grande logorio a livello di pensieri negativi), chi si innervosisce e chi si arrabbia. La nostra reazione emotiva dipende in realtà dal modo in cui valutiamo gli eventi, da quello che pensiamo in merito a ciò che ci succede; spesso non è facile da gestire e ci crea disagio.

Crea ansia anche la situazione opposta, cioè il doversi sentire in obbligo di rispondere in brevissimo tempo ai messaggi ricevuti e a come gli altri possano interpretare quanto scriviamo. Nonostante miriadi di faccine e disegnini il fraintendimento è sempre dietro l’angolo!

Un altro esempio dei possibili rischi di un uso eccessivo di questo strumento riguarda le chat di gruppo; non quelle dei ragazzi, ma quelle dei genitori. Uno spunto interessante è fornito da un articolo di Lorenzo Salvia  del 28/01/2017 su corriere.it, che parla proprio dei gruppi su WhatsApp dei genitori di scuola primaria titolato: «Ho lasciato la chat dei genitori . E sono tornato un uomo felice». Ne riporto alcuni passaggi.

“Essere connessi in tempo reale con gli altri papà e le altre mamme trasforma ogni piccolo episodio in un caso. E scatena un’ansia da prestazione che ci fa sentire tutti inadeguati. Uscite dal gruppo: la vostra vita migliorerà. Per le cose serie basta la mail.

Essere connessi H 24 e in tempo reale con gli altri genitori genera un incubatore di ansia da prestazione che rovinerebbe la mamma o il papà più zen del mondo. Anche se tutti i genitori sono, come nel caso della scuola elementare di mio figlio, persone per bene, intelligenti e pure simpatiche.

La chat nuoce gravemente alla salute per due motivi.

Il primo è che Amplifica le piccole cose, trasforma ogni refolo di vento in una tempesta.

Il secondo motivo per cui la chat fa male è quella che gli esperti chiamano vetrinizzazione della identità. Cosa vuol dire? Spesso chi interviene non lo fa per dare il suo contributo alla soluzione di un problema, ma per essere sicuro di dare l’immagine giusta di sé. Una gara senza vincitori dove tutti siamo perdenti: ognuno vuole sembrare presente e premuroso, quando parla della merenda bio, della festa della domenica o del pomeriggio con gli amichetti. Alla fine, davanti a tanta premura, tutti finiamo per sentirci inadeguati, scatta l’ansia da prestazione del genitore perfetto.”

 

WhatsApp, così come altre applicazioni simili, ha molti lati positivi e se usato correttamente si rivela un potete strumento da cui si può trarre grande beneficio (ad esempio economico e comunicativo), senza stress e senza ansie inutili. Imparare ad usare correttamente questi mezzi senza abusarne, senza lasciare che invadano tutto il nostro tempo, conoscendone i rischi e senza che vadano a sostituire la comunicazione di persona è quindi una sfida importante da vincere per se stessi e per educare i propri figli.

 

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